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DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIEBI. 307 i vecchi desiderano; dicendo clic in vero non rimane all’età presente altro che desiderio. A un passo di Plutarco (49), che è trasportato da Marcello Adriani giovane in queste parole: mollo meno arieno ancora gli Spartani patito l'insolenza e buffonerie di Stratocle: il quale avendo persuaso il popolo (ciò furono gli Ateniesi) a sacrificare come vincitore; che poi, sentilo il vero della rotta, si sdegnava ; disse : qual ingiuria riceveste da me, che seppi tenervi in festa ed in gioia per ispazio di Ire giorni ? soggiunse l’Ottonieri : il simile si potrebbe rispondere molto convenientemente a quelli che si dolgono della natura, gravandosi che ella, per quanto è in se, tenga celato a ciascuno il vero, e coperto con molte apparenze vane, ma belle e dilettevoli : che ingiuria vi fa ella a tenervi lieti per tre o quattro giorni? E in altra occasione disse, potersi appropriare alla nostra specie universalmente, avendo rispetto agli errori naturali dell’uomo, quello che del fanciullo ridotto ingannevolmente a prendere la medicina, dice il Tasso: e dall'inganno suo vita riceve. Nei Paradossi di Cicerone (50) essendogli letto un luogo, che in volgare si ridurrebbe come segue : forse le voluttà fanno la persona migliore o più lodevole? e hacci per avventura alcuno che del goderle si magnifichi o pavoneggi? disse: caro Cicerone, che i moderni divengano per la voluttà o migliori o più lodevoli, non ardisco dire; ma più lodati, sì bene. Anzi hai da sapere che oggi questo solo cammino di lode si propongono e seguono quasi tutti i giovani ; cioè quello che mena per le voluttà. Delle quali non pure si vantano, ottenendole, e ne fanno infinite novelle cogli amici e cogli strani, con chi vuole e con chi non vorrebbe udire ; ma oltre di ciò, moltissime ne appetiscono e ne procacciano, non come voluttà, ma come cagione di lode e di fama, e come 308 DETTI