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DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIERI. 301 per lo contrario, corrotti e pervertiti i costumi, niuna età fu più vile ed abbominabile della vecchiezza; inclinata eoli’affetto al male più delle altre, per la più lunga consuetudine, per la maggior conoscenza e pratica delle cose umane, per gli effetti dell’ altrui malvagità, più lungamente e in maggior numero sopportati, e per quella freddezza che ella ha da natura ; e nel tempo stesso impotente a operarlo, salvo colle calunnie, le frodi, le perfidie, le astuzie, le simulazioni, e in breve con quelle arti che tra le scellerate sono abbiettissime. Ma poiché la corruttela delle nazioni ebbe trapassato ogni termine, e che il disprezzo della rettitudine e della virtù precorse negli uomini l’esperienza e la cognizione del mondo e del tristo vero ; anzi, per dir così, l’esperienza e la cognizione precorsero l’età, e l’uomo già nella puerizia fu esperto, addottrinato e guasto; la vecchiezza divenne , non dico già venerabile, che da indi innanzi molto poche cose furono capaci di questo titolo, ma più tollerabile delle altre età. Perocché il fervore dell’ animo e la gagliardia del corpo, che per l’addietro, giovando all’immaginativa, ed alla nobiltà dei pensieri, non di rado erano state in qualche parte cagione di costumi, di sensi e di opere virtuose; furono solamente stimoli e ministri del mal volere o del male operare, e diedero spirito e vivezza alla malvagità : la quale nel declinare degli anni, fu mitigata e sedata dalla freddezza del cuore, e dall’imbecillità delle membra; cose per altro più conducenti al vizio che alla virtù. Oltre che la stessa molta esperienza e notizia delle cose umane, divenute al tutto inamabili, fastidiose e vili; in luogo di volgere all’iniquità i buoni come per lo passato, acquistò forza di scemarne e talvolta spegnerne l’amore nei tristi. Laonde , in quanto ai costumi, parlando della vecchiezza a comparazione delle altre età, si può dire che ella fosse LEOPARDI. — 1.