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DETTI MEM0U4UILI DI FILIPPO OTTONIEBI. 299 versando, nò dilettevoli nò pregiate. E suddivideva questo genere in due specie: l’una al tutto forte e gagliarda ; disprezzatriee del disprezzo che le ò portato universalmente, e spesso più lieta di questo, che se ella fosse onorata ; diversa dagli altri non per sola necessità di natura, ma eziandio per volontà e di buon grado ; rimota dalle speranze o dai piaceri del commercio degli uomini, c solitaria nel mezzo delle città, non meno perchè fuggo essa dall’ altra gente, che per essere fuggita. Di questa specie soggiungeva non si trovare se non rarissimi. Nella natura dell’altra, diceva essere congiunta e mista alla forza una sorta di debolezza e di timidità ; in modo che essa natura combatte seco medesima. Perocché gli uomini di questa seconda specie, non essendo di volontà punto alieni dal conversare cogli altri, desiderando in molte e diverse cose di rendersi conformi o simili a tinelli del primo genere, dolendosi nel proprio cuore della disistima in cui si veggono essere, c di parere da meno di uomini smisuratamente inferiori a se d’ingegno e d’animo; non vengono a capo, non ostante qualunque cura e diligenza vi pongano, di addestrarsi all’ uso pratico della vita, nò di rendersi nella conversazione tollerabili a se, non che altrui. Tali essere stati negli ultimi tempi, ed essere all’età nostra, se bene l’uno più, l’altro meno, non pochi degl’ingegni maggiori e più delicati. E per un esempio insigne, recava Gian Giacomo Rousseau; aggiungendo a questo un altro esempio, ricavato dagli antichi, cioè Virgilio: del quale nella Vita latina che porta il nome di Donato grammatico (44), è riferito coll’autorità di Melisso pure grammatico, liberto di Mecenate, che egli fu nel favellare tardissimo, e poco diverso dagl’indotti. E che ciò sia vero, e clic Virgilio, per la stessa maravigliosa finezza dell’ingegno, fosse poco alto a praticare cogli uomini, gli pareva si potesse rac- 300 DETTI MEMORABILI