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294 DETTI MF.MOHABILI DI FILIPPO OTTON1RRI. se potessi liberarmi da questo, tutti gli altri che ho, mi sarebbero leggerissimi a sopportare; rispose: anzi allora ti sarebbero gravi, ora ti sono leggeri. Dicendo un altro : se questo dolore fosse durato più, non sarebbe stato sopportabile; rispose: anzi, per l’assuefazione, l’avresti sopportato meglio. E in molle cose attenenti alla natura degli uomini, si discostava dai giudizi comuni della moltitudine, e da quelli anco dei savi talvolta. Come, per modo di esempio, negava che al dimandare e al pregare, sieno opportuni i tempi di qualche insolita allegrezza di quelli a cui le dimando o le preghiere sono da porgere. Massima- mente , diceva, quando la inslanza non sia tale, che ella, per la parte di chi è pregato o richiesto, si possa soddisfare presentemente, con solo o poco più che un semplice acconsentirla; io reputo che nelle persone il giubilo, sia cosa, a impetrar clic che sia da esse, non manco inopportuna e contraria, che il dolore. Perciocché P una e l’altra passione riempiono parimente l’uomo del pensiero di se medesimo in guisa, che non lasciano luogo a quelli delle cose altrui. Come nel dolore il nostro male, cosi nella grande allegrezza il bene, tengono intenti e occupati gli animi, e inetti alla cura dei bisogni e desiderii d’altri. Dalla compassione specialmente, sono alienissimi l’uno e l’altro tempo ; quello del dolore, perché 1’ uomo è tutto volto alla pietà di se stesso ; quello della gioia, perché allora tutte le cose umane , e tutta la vita, ci si rappresentano lietissime e piacevolissime; tanto che le sventure e i travagli paiono quasi immaginazioni vane, o certo se ne rifiuta il pensiero, per essere troppo discorde dalla presente disposizione del nostro animo. 1 migliori tempi da tentar di ridurre alcuno a operar di presente, o a risolversi di operare, in altrui beneficio, sono quelli di qualche allegrezza placida