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E DELLE SUE MUMMIE. 281 salo, e farò da ora innanzi molto maggiormente, avendo udito parlare c cantare i morti. Perchè stimando che il morire consista in una separazione dell’anima dal corpo, non comprenderanno come queste due cose, congiunte e quasi couglutinate tra loro in modo, che constitui- scono l’una e l’altra una sola persona, si possano separare senza una grandissima violenza, e un travaglio indicibile. Morto. Dimmi: lo spirito è forse appiccato al corpo con qualche nervo, o con qualche muscolo o membrana, che di necessità si abbia a rompere quando lo spirito si parte? o forse è un membro del corpo, in modo che n’abbia a essere schiantato o reciso violentemente? Non vedi che l’anima in tanto esce di esso corpo, in quanto solo è impedita di rimanervi, e non v’ha più luogo; non già per nessuna forza che ne la strappi e sradichi? Dimmi ancora: forse nell’entrarvi, ella vi si sente con lìccare o allacciare gagliardamente, o come tu dici, conglutinare? Perchè dunque sentirà spiccarsi all’uscirne, o vogliamo dire proverà una sensazione veementissima ? Abbi per fermo, che 1’ entrata e l’uscita dell’ anima sono parimente quiete , facili e molli. Iiuijsch. Dunque che cosa è la morte, se non è dolore ? Morto. Piuttosto piacere che altro. Sappi che il morire, come l’addormentarsi, non si fa in un solo istante, ma per gradi. Vero è che questi gradi sono più o meno, e maggiori o minori, secondo la varietà delle cause e dei generi della morte. Nell’ ultimo di tali istanti la morte non reca nè dolore nè piacere alcuno, come nè anche il sonno. Negli altri precedenti non può generare dolore: perchè il dolore è cosa viva, e i sensi dell’uomo in quel tempo, cioè cominciata che è la morte, sono u•