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DIALOGO DI FEDERIGO RUYSCU E DELLE SUE MUMMIE. 277 Cosa arcana e stupenda Oggi è la vila al pensier nostro, e tale Qual de’ vivi al pensiero L’ignota morte appar. Come da morte Vivendo rifuggia, cosi rifugge Dalla fiamma vitale Nostra ignuda natura; Lieta no ma sicura; Però eh’ esser beato Nega ai mortali e nega a’ morti il fato. Ruysch fuori dello studio, guardando per gli spiragli dell’uscio. Diamine! Chi ha insegnato la musica a questi morti, che cantano di mezza notte come galli? In verità che io sudo freddo, e per poco non sono più morto di loro. Io non mi pensava perchè gli ho preservati dalla corruzione, che mi risuscitassero. Tant’ è : con tutta la filosofia, tremo da capo a piedi. Mal abbia quel diavolo che mi tentò di mettermi questa gente in casa. Non so clic mi fare. Se gli lascio qui chiusi, che so che non rompano l’uscio, o non escano pel buco della chiave, e mi vengano a trovare al letto? Chiamare aiuto per paura de’morti, non mi sta bene. Via, facciamoci coraggio, e proviamo un poco di far paura a loro. jEntrando. Figliuoli, a che giuoco giochiamo? non vi ricordate di essere morti? che è cotesto baccano? forse vi siete insuperbiti per la visita dello Czar (40), e vi pensate di non essere più soggetti alle leggi di prima? Io m’immagino che abbiate avuto intenzione di far da burla, e non da vero. Se siete risuscitati, me ne rallegro con voi ; ma non ho tanto, che io possa far le spese ai vivi, come ai morti; e però levatevi di casa mia. Se è vero quel che si dice dei vampiri, e voi siete di quelli, cercate altro sangue da bere; che io non sono disposto LEOPARDI. — 1 . ’2i