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IL PASINI, OVVERO DELLA GLORIA. 269 ria nata c contenuta fra un piccolissimo numero di persone. Ed anche questa è una delle molte cose nelle quali si conviene colla poesia e la filosofia, povera anch’ essa e nuda, come canta il Petrarca (35), non solo di ogni altro bene, ma di riverenza e di onore. Capitolo Decimo. Non potendo nella conversazione degli uomini godere quasi alcun beneficio della tua gloria, la maggiore utilità che ne ritrarrai, sarà di rivolgerla nell’ animo e di compiacertene teco stesso nel silenzio della tua solitudine, con pigliarne stimolo e conforto a nuove fatiche, e fartene fondamento a nuove speranze. Perocché la gloria degli scrittori, non solo, come tutti i beni degli uomini, riesce più grata da lungi che da vicino, ma non è mai, si può dire, presente a chi la possiede, e non si ritrova in nessun luogo. Dunque per ultimo ricorrerai coll’immaginativa a quell’ estremo rifugio e conforto degli animi grandi, che è la posterità. Nel modo che Cicerone, ricco non di una semplice gloria, nè questa volgare e tenue, ma di una moltiplice, e disusata, e quanta ad un sommo antico e romano, tra uomini romani e antichi, era conveniente che pervenisse ; nondimeno si volge col desiderio alle generazioni future, dicendo, benché sotto altra persona (36) : pensi tu che io mi fossi polulo indurre a prendere e a sostenere lanle fatiche il dì e la notte, in città e nel campo, se avessi creduto che la mia gloria non fosse per passare i termini della mia vita ? Non era molto più da eleggere un vivere ozioso c tranquillo, senza alcuna fatica o sollecitudine? Ma l’animo mio, non so come, quasi levalo allo il rapo, mirava di continuo alla posterità in modo, come se Ì3* 270 IL