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IL PAR1M, OVVEBO DELLA GLORIA. 207 da potere essere onorato in simili luoghi, che bene spesso egli vi è riputato maggiore che non è in fatti, nè perciò tenuto in alcuna stima. Al tempo che, giovanotto, io mi riduceva talvolta nel mio piccolo Bosisio; conosciutosi per la terra eh’ io soleva attendere agli studi, e mi esercitava alcun poco nello scrivere ; i terrazzani mi riputavano poeta, filosofo, fisico, matematico, medico, legista, teologo, e perito di tutte le lingue del mondo ; e m’interrogavano, senza fare una menoma differenza, sopra qualunque punto di qual si sia disciplina o favella intervenisse per alcun accidente nel ragionare. E non per questa loro opinione mi stimavano da molto; anzi mi credevano minore assai di tutti gli uomini dotti degli altri luoghi. Ma se io li lasciava venire in dubbio che la mia dottrina fosse pure un poco meno smisurata che essi non pensavano, io scadeva ancora moltissimo nel loro concetto , e all’ ultimo si persuadevano che essa mia dottrina non si stendesse niente più che la loro. Nelle città grandi, quanti ostacoli si frappongano, siccome all’ acquisto della gloria, così a poter godere il frutto dell’acquistata, non ti sarà difficile a giudicare dalle cose dette alquanto innanzi. Ora aggiungo, che quantunque nessuna fama sia più difficile a meritare, che quella di egregio poeta o di scrittore ameno o di filosofo, alle quali tu miri principalmente, nessuna con tutto questo riesce meno fruttuosa a chi la possiede. Non ti sono ignote le querele perpetue, gli antichi e i moderni esempi, della povertà e delle sventure de’poeti sommi. In Omero, tutto (per così dire) è vago e leggiadramente indefinito, siccome nella poesia, così nella persona; di cui la patria, la vita, ogni cosa, è come un arcano impenetrabile agli uomini. Solo, in tanta incertezza e ignoranza, si ha da una costantissima tradizione, che Omero fu povero e infelice : quasi clic la fama e la memoria dei 208 IL