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IL PARIMI, OVVERO DELLA GLORIA. 249 co\o concetto d’autori e d’opere eccellenti. Dal quale non è facile che egli si rimuova poi per altre letture degli stessi libri, fatte in migliori tempi: perchè verisimil- mente il tedio provato nella prima, lo sconforterà dalle altre ; e in ogni modo, chi non sa quello che importino le prime impressioni, e l’essere preoccupato da un giudizio, quantunque falso? Per lo contrario, trovansi gli animi alcune volte, per una o per altra cagione, in istato di mobilità, senso, vigore e caldezza tale, o talmente aperti e preparati, che seguono ogni menomo impulso della lettura, sentono vivamente ogni leggero tocco, e coll’occasione di ciò che leggono, creano in se mille moti e mille immaginazioni, errando talora in un delirio dolcissimo, e quasi rapiti fuori di se. Da questo facilmente avviene, che guardando ai diletti avuti nella lettura, e confondendo gli effetti della virtù e della disposizione propria con quelli che si appartengono veramente al libro; restino presi di grande amore ed ammirazione verso quello, e ne facciano un concetto molto maggiore del giusto, anche preponendolo ad altri libri più degni, ma letti in congiuntura meno propizia. Vedi dunque a quanta incertezza è sottoposta la verità e la rettitudine dei giudizi, anche delle persone idonee, circa gli scritti e gl’ingegni altrui, tolta pure di mezzo qualunque malignità o favore. La quale incertezza è tale, che l’uomo discorda grandemente da se medesimo nell’ estimazione di opere di valore uguale, ed anche di un’opera stessa, in diverse età della vita, in diversi casi, e fino in diverse ore di un giorno.