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240 IL PAR1M, OVVERO DELLA GLORIA. viene talora colla sapienza, e cogli studi delle buone dottrine e delle buone lettere. Già primieramente non ignori che questa gloria, con tutto che dai nostri sommi antenati non fosse negletta, fu però tenuta in piccolo conto per comparazione alle altre : e bene hai veduto in quanti luoghi e con quanta cura Cicerone, suo caldissimo e felicissimo seguace, si scusi co’ suoi cittadini del tempo e dell’ opera che egli poneva in procacciarla; ora allegando che gli studi delle lettere e della filosofia non lo rallentavano in modo alcuno alle faccende pubbliche, ora che sforzato dall’ iniquità dei tempi ad astenersi dai negozi maggiori, attendeva in quegli studi a consumare dignitosamente l’ozio suo; e sempre anteponendo alla gloria de’suoi scritti quella del suo consolato, e delle cose fatte da se in beneficio della repubblica. E veramente, se il soggetto principale delle lettere è la vita umana, e il primo intento della filosofia 1’ ordinare le nostre azioni ; non è dubbio che l’operare è tanto più degno e più nobile del meditare e dello scrivere, quanto è più nobile il fine che il mezzo, e quanto le cose e i soggetti importano più che le parole e i ragionamenti. Anzi niun ingegno è creato dalla natura agli studi; nè l’uomo nasce a scrivere, ma solo a fare. Perciò veggiamo che i più degli scrittori eccellenti, e massime de’ poeti illustri , di questa medesima età ; come, a cagione di esempio , Vittorio Alfieri ; furono da principio inclinati straordinariamente alle grandi azioni : alle quali ripugnando i tempi, e forse anche impediti dalla fortuna propria, si volsero a scrivere cose grandi. Nè sono propriamente atti a scriverne quelli che non hanno disposizione e v'rtù di farne. E puoi facilmente considerare, in Italia, dove quasi tutti sono d’animo alieno dai fatti egregi, Quanto pochi acquistino fama durevole colle scritture. lo Penso che l’antichità, specialmente romana o greca,