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E DEL SUO GENIO FAMILIARE. 223 aver goduto, con raccontarlo anche agli altri, non per sola ambizione, ma per aiutarvi al persuaderlo che vorreste pur lare a voi stessi. Però chiunque consente ili vivere, noi fa in sostanza ad altro effetto nè con altra utilità che di sognare ; cioè credere di avere a godere, o di aver goduto; cose ambedue false e fantastiche. Tasso. Non possono gli uomini credere mai di godere presentemente? Genio. Sempre che credessero cotesto, godrebbero in fatti. Ma narrami tu se in alcun istante della tua viti», ti ricordi aver detto con piena sincerità ed opinione : io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente : io godrò ; e parecchie volte, ma con sincerità minore : ho goduto. Di modo che il piacere è sempre o passato o futuro, e non mai presente. Tasso. Che è quanto dire è sempre nulla. Genio. Così pare. Tasso. Anche nei sogni. Genio. Propriamente parlando. Tasso. E tuttavia l’obbietto e l’intento della vita nostra, non pure essenziale ma unico, è il piacere stesso ; intendendo per piacere la felicità ; che debbe in effetto esser piacere; da qualunque cosa ella abbia a procedere. Genio. Certissimo. Tasso. Laonde la nostra vita, mancando sempre del suo fine, è continuamente imperfetta : e quindi il vivere è di sua propria natura uno stato violento. Genio. Forse. Tasso, lo non ci veggo forse. Ma dunque perchè viviamo noi? voglio dire, perchè consentiamo di vivere? Genio. Che so io di cotesto? Meglio lo saprete voi, che siete uomini. Tasso. Io per me ti giuro che non lo so. 226 DIALOGO DI TORQ