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E DEL SUO GENIO FAMILIARE. 223 che tu prenderai cuore di favellarle molto più franco e spedilo che non ti venne fatto mai per l’addietro: anzi all’ ultimo lo stringerai la mano ; ed ella guardandoti liso, ti metterà nell’ animo una dolcezza tale, che tu ne sarai sopra (Tatto ; e per tutto domani, qualunque volta ti sovverrà di questo sogno, ti sentirai balzare il cuore dalla tenerezza. Tasso. Gran conforto : un sogno in cambio del vero. Genio. Che cosa è il vero? Tasso. Pilato non lo seppe meno di quello che lo so io. Genio. Bene, io risponderò per te. Sappi che dal vero al sognato, non corre altra differenza, se non che questo può qualche volta essere molto più bello e più dolce, che quello non può mai. Tasso. Dunque tanto vale un diletto sognato, quanto un diletto vero? Genio. Io credo. Anzi ho notizia di uno che quando la donna che egli ama, se gli rappresenta dinanzi in alcun sogno gentile, esso per tutto il giorno seguente, l'ugge di ritrovarsi con quella e di rivederla ; sapendo che ella non potrebbe reggere al paragone dell’ immagine che il sonno gliene ha lasciata impressa, e che il vero, cancellandogli dalla mente il falso, priverebbe lui del diletto straordinario che ne ritrae. Però non sono da condannare gli antichi, molto più solleciti, accorti e industriosi di voi, circa a ogni sorta di godimento possibile alla natura umana, se ebbero per costume di procurare in vari modi la dolcezza e la giocondità dei sogni ; nè Pitagora è da riprendere per avere interdetto il mangiare delle fave, creduto contrario alla tranquillità dei medesimi sogni, ed atto a intorbidarli (28) ; e sono da scusare i superstiziosi che avanti di coricarsi sole224 DI