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DIALOGO DI UN FISICO E DI UN METAFISICO. 219 balene; ma, in cambio di ritardare o interrompere la vegetazione del nostro corpo per allungare la vita, come propone il Maupertuis (25), io vorrei che la potessimo accelerare in modo, che la vita nostra si riducesse alla misura di quella di alcuni insetti, chiamati efìmeri, dei quali si dice che i più vecchi non passano 1* età di un giorno, e contuttociò muoiono bisavoli e trisavoli. Nel qual caso, io stimo che non ci rimarrebbe luogo alla noia. Che pensi di questo ragionamento ? Fisico. Penso che non mi persuade ; e che se tu ami la metafisica, io m’attengo alla fisica : voglio dire che se tu guardi pel sottile, io guardo alla grossa, e me ne contento. Però senza mettere mano al microscopio, giudico che la vita sia più bella della morte, e do il pomo a quella, guardandole tutte due vestite. Metafisico. Così giudico anch’io. Ma quando mi torna a mente il costume di quei barbari, che per ciascun giorno infelice della loro vita, gittavano in un turcasso una pietruzza nera, e per ogni dì felice una bianca (26) ; penso quanto poco numero delle bianche è verisimile che fosse trovato in quelle faretre alla morte di ciascheduno, e quanto gran moltitudine delle nere. E desidero vedermi davanti tutte le pietruzze dei giorni che mi rimangono ; e, sceverandole, aver facoltà di git- tar via tutte le nere, e dettarle dalla mia vita ; riserbandomi solo le bianche : quantunque io sappia bene che non farebbero gran cumulo, e sarebbero di un bianco torbido. Fisico. Molti, per Io contrario, quando anche tutti i sassolini fossero neri, e più neri del paragone; vorrebbero potervene aggiungere, benché dello stesso colore : perchè tengono per fermo che niun sassolino sia così nero come l’ultimo. E questi tali, del cui numero sono anch’io, potranno aggiungere in effetto molti sas220 DIALOGO