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DIALOGO DELLA TEKRA E DELLA LUNA. f ftO cadile quaggiù non so quando (12)? che tu sei traforata a guisa dei paternostri, come crede uu fisico moderno (13) f che sei fatta, come affermano alcuni inglesi, di cacio fresco ( 1 -4)'? che Maometto un giorno, o una notte die fosse, ti spartì per mezzo, come un cocomero; e clic un buon tocco del tuo corpo gli sdrucciolò dentro alla manica? Come stai volentieri in cima dei minareti? Clic ti pare della festa del bairam? Luna. Va pure avanti; che mentre seguiti così, non ho cagione di risponderti, e di mancare al silenzio mio solilo. Se hai caro d’intrattenerti in dante, e non trovi altre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso intendere, sarà meglio che li facci fabbricare dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alla tua maniera. Tu non sai parlare altro che d’uomini e di cani e di cose simili, delle quali ho tanta notizia, quanta di quel sole grande grande, intorno al quale odo che giri il nostro sole. Terra. Veramente più che io propongo, nel favellarti, di astenermi da toccare le cose proprie, meno mi vien (atto. Ma da ora innanzi ci avrò più cura. Dimmi: sei tu che ti pigli spasso a tirarmi l’acqua del mare in alto, e poi lasciarla cadere? Luna. Può essere. Ma posto che io ti faccia cotesto o qualunque altro effetto, io non mi avveggo di fartelo : come tu similmente, per quello che io penso, non ti accorgi di molti effetti che fai qui; che debbono essere tanto maggiori de’ miei, quanto tu mi vinci di grandezza e di forza. Terra. Di cotesti effetti veramente io non so altro se non che di tanto in tanto io levo a te la luce del sole, e a me la tua; come ancora, che io ti fo gran lume nelle lue notti, che in parte lo veggo alcune volte (15).