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DIALOGO DELLA TERRA E DELI A LUNA. 107 Luna. Nò bestie nè uomini; clic io non so che razze di creature si sieno nè gli uni nè l’altre. E già di parecchie cose che tu mi sei venuta accennando, in proposito, a quel che io stimo, degli uomini, io non ho compreso un’acca. Terra. Ma che sorte di popoli sono coteste? Luna. Moltissime e diversissime, che tu non conosci, come io non conosco le tue. Terra. Cotesto mi riesce strano in modo, che se io non l’udissi da te medesima, io non lo crederei per nessuna cosa del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno de’ tuoi ? Luna. No, che io sappia. E come? e perchè? Terra. Per ambizione, per cupidigia dell’altrui, colle arti politiche, colle armi. Luna. Io non so che voglia dire armi, ambizione, arti politiche, in somma niente di quel che tu dici. Terra. Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pure la guerra: perchè, poco dianzi, un fisico di quaggiù, con certi cannocchiali, che sono instrumenti fatti per vedere molto lontano, ha scoperto costì una bella fortezza, co’ suoi bastioni diritti ; che è segno che le tue genti usano, se non altro, gli assedi e le battaglie murali. Luna. Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue ; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, 17* 198 DIAL