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DIALOGO DELLA NATUHA E DI UN* ANIMA. 193 pervenire dai maggiori beni del mondo ? E per ultimo, può facilmente accadere, come tu dici, che questa sì ritrosa gloria, prezzo di tanta infelicità, non mi venga ottenuta in maniera alcuna, eziandio dopo la morte. Di modo che dalle tue stesse parole io conchiudo che tu, in luogo di amarmi singolarmente, come affermavi a principio, mi abbi piuttosto in ira e malevolenza maggiore che non mi avranno gli uomini e la fortuna mentre sarò nel mondo ; poiché non hai dubitato di farmi così calamitoso dono come è cotesta eccellenza che tu mi vanti. La quale sarà l’uno dei principali ostacoli che mi vieteranno di giungere al mio solo intento, cioè alla beatitudine. Natura. Figliuola mia; tutte le anime degli uomini, come io ti diceva, sono assegnate in preda all’infelicità , senza mia colpa. Ma nell’ universale miseria della condizione umana, e nell’infinita vanità di ogni suo diletto e vantaggio, la gloria è giudicata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e il più degno oggetto che questi possano proporre alle cure e alle azioni loro. Onde, non per odio, ma per vera e speciale benevolenza che ti avea posta, io deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine tutti i sussidi che erano in mio potere. Anima. Dimmi : degli animali bruti, che tu menzionavi , è per avventura alcuno fornito di minore vitalità e sentimento che gli uomini? Natura. Cominciando da quelli che tengono della pianta, tutti sono in cotesto, gli uni più, gli altri meno, inferiori all’ uomo ; il quale ha maggior copia di vita, e maggior sentimento, che niun altro animale ; per essere di tutti i viventi il più perfetto. Anima. Dunque alluogami, se tu m’ami, nel più imperfetto : o se questo non puoi, spogliata delle fune- LEOPARDI. — 1. 17 194 DIÀLOGO