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DIALOGO DI MALAMBRUNO E DI FARFARELLO. 187 Malambruno. Ma non potendo farmi felice in nes- siuia maniera, ti basta l’animo almeno di liberarmi dall’infelicità? Farfarello. Se tu puoi fare di non amarti supremamente. Malambruno. Cotesto lo potrò dopo morto. Farfarello. Ma in vita non lo può nessun animale : perchè la vostra natura vi comporterebbe prima qualunque altra cosa, che questa. Malambruno. Così è. Farfarello. Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace, necessariamente desideri il più che puoi la felicità propria ; e non potendo mai di gran lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio , che è sommo, resta che tu non possi fuggire per nessun verso di non essere infelice. Malambruno. Nè anco nei tempi che io proverò qualche diletto ; perchè nessun diletto mi farà nè felice nò pago. Farfarello. Nessuno veramente. Malambruno. E però, non uguagliando il desiderio naturale della felicità che mi sta fisso nell’ animo, non sarà vero diletto ; e in quel tempo medesimo che esso è per durare, io non lascerò di essere infelice. Farfarello. Non lascerai : perchè negli uomini e negli altri viventi la privazione della felicità, quantunque senza dolore e senza sciagura alcuna, e anche nel tempo di quelli che voi chiamate piaceri, importa infelicità espressa *. Malambruno. Tanto che dalla nascita insino alla morte, l’infelicità nostra non può cessare per ispazio, non che altro, di un solo istante.

  • / vdi l'Avvertenza ( C).

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