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179 DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI USTO Ci NOMO. ...-ì , , , • ■i t- * 1 ' i * ' • < . , ' . Folletto. Oh sei lu qua, figliuolo di Sabazio? Dov<> si va? Gnomo. Mio padre m’ ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perchè ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari ; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile. ‘ > > Folletto. Voi gli aspettale invan: son lutti morti, diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi. -, • > * . Gnomo. Che vuoi tu inferire? Folletto. Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta. Gnomo. Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino. •> ; 180 DIALOGO DI UN FO