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STOBIA DEL GENEBE UMANO. 1(Ì3 egli occupa : ma Giove non gli consente di compiacerli, trattone alcuni pochi; perché la felicità che nasce da tale beneficio, è di troppo breve intervallo superata dalla divina. A ogni modo, l’essere pieni del suo nume vince per se qualunque più fortunata condizione fosse in alcun uomo ai migliori tempi. Dove egli si posa, dintorno a quello si aggirano, invisibili a tutti gli alni, le stupende larve, già segregale dalla consuetudine umana ; le quali esso Dio riconduce per questo effetto in sulla terra, permettendolo Giove, nè potendo essere vietato dalla Verità, quantunque iniinicissima a quei fantasmi, e nell’animo grandemente offesa del loro ritorno: ma non è dato alla natura dei geni di contrastare agli Dei. E siccome i lati lo dotarono di fanciullezza eterna, quindi esso, convenientemente a questa sua natura, adempie per qualche modo quel primo voto degli uomini , che fu di essere tornali alla condizione della puerizia. Perciocché negli animi che egli si elegge ad abitare, suscita e rinverdisce, per tutto il tempo che egli vi siede, l’infinita speranza e le belle e care immaginazioni degli anni teneri. Molti mortali, inesperti e incapaci de’suoi diletti, Io scherniscono e mordono tutto giorno, sì lontano come presente, con {sfrenatissima audacia : ma esso non ode i costoro obbrobri; e quando gli udisse, niun supplizio ne prenderebbe ; tanto è da natura magnanimo e mansueto. Oltre che gl’ immortali, contenti della vendetta che prendono di tutta la stirpe, e dell’insanabile miseria che la gastiga, non curano le singolari offese degli uomini ; nè d’altro in particolare sono puniti i frodolenti e gl’ingiusti e i dispregiatori degli Dei, che di essere alieni anche per proprio nome della grazia di quelli. *>