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STOMA DEL GENERE UMANO. 149 con singolare studio a maravigliosa eccellenza. Ma nel medesimo tempo, oltre all’essere tocchi da non mediocre pietà di tanta miseria umana quanta manifesta- vasi dagli effetti, dubitavano eziandio che rinnovandosi e moltiplicandosi quei tristi esempi, la stirpe umana fra poca età, contro l’ordine dei fati, venisse a perire, e le cose fossero private di quella perfezione che risultava loro dal nostro genere, ed essi di quegli onori che ricevevano dagli uomini. Deliberato per tanto Giove di migliorare, poiché parea che si richiedesse, lo stato umano, e d’indirizzarlo alla felicità con maggiori sussidi, intendeva che gli uomini si querelavano principalmente che le cose non fossero immense di grandezza, nè infinite di beltà, di perfezione e di varietà, come essi da prima avevano giudicato ; anzi essere angustissime, tutte imperfette, e pressoché di una forma ; e che dolendosi non solo del- F età provetta, ma della matura, e della medesima gioventù, e desiderando le dolcezze dei loro primi anni, pregavano ferventemente di essere tornati nella fanciullezza, e in quella perseverare tutta la loro vita. Della qual cosa non potea Giove soddisfarli, essendo contraria alle leggi universali della natura, ed a quegli uffici e quelle utilità che gli uomini dovevano, secondo l’intenzione e i decreti divini, esercitare e produrre. Nè anche poteva comunicare la propria infinità colle creature mortali, nè fare la materia infinita, nè infinita la perfezione e la felicità delle cose e degli uomini. Ben gli parve conveniente di propagare i termini del creato, e di maggiormente adornarlo e distinguerlo: e preso questo consiglio, ringrandì la teri'a d’ogn’ intorno, e v’infuse il mare, acciocché, interponendosi ai luoghi abitati, diversificasse la sembianza delle cose, e impedisse che i confini loro non potessero facilmente