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140 NOTE. non prius signa convertii, quam cadentem in maria solem, obrutumquo aquis ignem, non sine quodam sacrilegii metu, et horrore, deprehendit. Vedi ancora le note degli eruditi a Tacito de Germ. c. 45. Pag. 17. (3) Mentre la notizia della rotondità della terra, ed altre simili appartenenti alla cosmografìa, furono poco volgari, gli uomini ricercando quello che si facesse il sole nel tempo della notte, o qual fosse lo stato suo» fecero intorno a questo parecchie belle immaginazioni: e se molti pensarono che la sera il sole si spegnesse, e che la mattina si raccendesse, altri immaginarono che dal tramonto si riposasse e dormisse fino al giorno. Stesicoro ap. Alhen«eum 1. 11. c. 38. ed. Schweigh. t. 4. p. 237- Antimaco ap. eumd. 1. c. p. 238. Eschilo 1. c. e più distintamente Mimnermo, poeta greco antichissimo, 1. c. cap. 39. p. 239. dice che il sole, dopo calato, si pone a giacere in un letto concavo, a uso di navicella, tutto d'oro, e così dormendo naviga per l'Oceano da ponente a levante. Pitea marsigliese , allegato da Gemino c. 5. in Petav. Uranol. ed. Amst. p. 13. e da Cosma egiziano Topogr. christian. 1. 2. ed. Montfauc. p. 149. racconta di non so quali barbari che mostrarono a esso Pitea il luogo dove il sole, secondo loro, si adagiava a dormire. E il Petrarca si accostò a queste tali opinioni volgari in quei versi, Canz. Nella stagion, st. 3. Quando vede il pattor calare i raggi Del gran pianeta al nido o*’ egli alberga. Siccome in questi altri della medesima Canzone st. 1. seguì la sentenza di quei filosofi che per virtù di raziocinio e di congettura indovinavano gli antipodi. Nella stagion che’l del rapido Inchina Verso occidente , e elic’l dì nostro vola A gente che di là forse 1* aspetta. Dove quel forse, che oggi non si potrebbe dire, fu sommamente poetico; perchè dava facoltà al lettore di rappresentarsi quella gente sconosciuta a suo modo, o di averla in tutto per favolosa: donde si dee credere che, leggendo questi versi, nascessero di quelle concezioni vaghe e indeterminate, che sono effetto principalissimo ed essenziale delle bellezze poetiche, anzi di tutte le maggiori bellezze del mondo. Pag. 18. (4) Di qui alla fine della stanza si ha riguardo alla congiuntura della morte del Tasso, accaduta in tempo che erano per incoronarlo poeta in Campidoglio. Pag. 25. (5) Si usa qui la licenza, usala da diversi autori antichi, di attribuire alla Traria la città e la battaglia di Filippi, che veramente furono nella Macedonia. Similmente nel nono Canto si seguila la tradizione volgare intorno agli amori infelici di Saffo poetessa, benché il Visconti ed altri critici moderni distinguano due Saffo; l’una famosa per la sua lira, e l’altra per 1’ amore sfortunato di Faonc; quella contemporanca d* Alceo, e questa più moderna. Pag. 30. (6) La stanchezza, il riposo e il silenzio che regnano nelle città, e più nelle campagne, sull’ora del mezzogiorno, rendettero quell’ora agli antichi misteriosa e secreta come quelle de\la notte: onde fu creduto che sul mezzodì più specialmente si facessero vedere o sentire gli Dei, le ninfe, i silvani, i fauni e le anime de’morti; come apparisce da Teocrito Idyll. 1. v. 15. seqq. Lucano l. 3. v. 422. seqq. Filostrato Heroic. c. 1. §. 4. opp. ed. Olear. p. 671.