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FRAMMENTI. XXXVII. ALCETA. Odi, Melisso: io vo’ contarli un sogno Di questa notte, che mi torna a mente In riveder la luna. Io me ne stava Alla finestra che risponde al prato, Guardando in alto: ed ecco all’ improvviso Distaccasi la luna; e mi parea Che quanto nel cader s’approssimava, Tanto crescesse al guardo; infin che venne A dar di colpo in mezzo al prato; ed era Grande quanto una secchia, e di scintille Vomitava una nebbia, che stridea Si forte come quando un carbon vivo Nell’ acqua immergi e spegni. Anzi a quel modo La luna, come ho dello, in mezzo al prato Si spegneva annerando a poco a poco, E ne fumavan 1’ erbe intorno intorno. Allor mirando in ciel, vidi rimaso Come un barlume, o un’ orma, anzi una nicchia, Ond’ella fosse svelta; in colai guisa, Ch’io n’agghiacciava; e ancor non m’assicuro. MELISSO. E ben hai che temer, che agevol cosa Fora cader la luna in sul tuo campo. ALCETA. Chi sa? non veggiam noi spesso di stale Cader le stelle?