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LA GINESTRA. Case, ove i parti il pipistrello asconde, Come sinistra face Che per voli palagi atra s’ aggiri, Corre il baglior della funerea lava, Che di lontan per 1’ ombre Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge. Cosi, dell’uomo ignara, e dell’eladi Ch’ei chiama antiche, e del seguir che fanno Dopo gli avi i nepoti, Sta natura ognor verde, anzi procede Per si lungo cammino, Che sembra star. Caggiono i regni intanto, Passan genti e linguaggi : ella noi vede : E 1’ uom d’ eternità s’arroga il vanto. E tu, lenta ginestra, Che di selve odorate Queste campagne dispogliate adorni, Anche tu presto alla crudel possanza Soccomberai del sotterraneo foco, Che rilornando al loco Già noto, stenderà l’avaro lembo Su tue molli foreste. E piegherai Sotto il fascio mortai non renitente Il tuo capo innocente: Ma non piegalo insino allora indarno Codardamente supplicando innanzi Al futuro oppressor; ma non eretto Con forsennato orgoglio in ver le slelle, Nè sul deserto, dove E la sede e i natali Non per voler ma per fortuna avesti; Ma più saggia, ma tanto Meno inferma dell’uom, quanto le frali Tue stirpi non credesti O dal fato o da te fatte immortali.