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LA GINESTRA. Gli uomisi, e tatti abbraccia Con vero amor, porgendo Valida e pronta ed aspettando aita Itegli alterni perigli e nelle angosce ' Della guerra comune. Ed alle offese . Dell’ uomo armar la destra, e laccio porre Al vicino ed inciampo, Stolto^crede così, qual fora in campo Cinto d’oste contraria, in sul più vivo Incalzar degli assalti, Gl’inimici obbliando, acerbe gare Imprender con gli amici, E sparger fuga e fulminar col brando Infra i propri guerrieri. Cosi falli pensieri Quando fien, come fur, palesi al volgo, E quell’ orror che primo Contra 1’ empia natura Strinse i mortali in social catena Fia ricondotto in parte Da verace saper, 1’ onesto e il retto Conversar cittadino, E giustizia e pietade altra radice Avranno allor che non superbe fole, Ove fondata probità del volgo Cosi star suole in piede Quale star può quel eh’ ha in error la sede Sovente in queste piagge, Che, desolate, a bruno Veste il flutto indurato, e par che ondeggi, Seggo la notte; e su la mesta landa In purissimo azzurro Veggo dall’alto fiammeggiar le stelle, Cui di lontan fa specchio Il mare, e tutto di scintille in giro Per lo vólo seren brillare il mondo. E poi che gli occhi a quelle luci appunto, Ch’a lor sembrano un punto,