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120 LA GINESTRA. Che sotto i passi al peregrin risona ; Dove s’ annida e si contorce al sole La serpe, e dove al noto Cavernoso covil torna il coniglio ; Fur liete ville e colti, E biondeggiàr di spiche, e risonaro Di muggito d’armenti; Fur giardini e palagi, Agli ozi de’ potenti Gradito ospizio; e fur città famose, Che coi torrenti suoi l’altero monte Dall’ ignea bocca fulminando oppresse Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno Una ruina involve; Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi I danni altrui commiserando, al cielo Di dolcissimo odor mandi un profumo, Che il deserto consola. A queste piagge Venga colui che d’innalzar con lode II nostro slato ha in uso, e vegga quanto È il gener nostro in cura AH’ amante natura. E la possanza Qui con giusta misura Anco estimar potrà dell’ uman seme, Cui la dura nutrice, ov’ei men teme, Con lieve moto in un momento annulla In parte, e può con moli Poco men lievi ancor subitamente Annichilare in lutto. Dipinte in quesle rive Son dell’ umana gente Le magnifiche sorli c progressive (12). Qui mira e qui li specchia, Secol superbo e sciocco, Che il calle insino allora Dal risorto pensier segnato innanti Abbandonasti, e volli addietro i passi, Del ritornar ti vanii,