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119 XXXIV. li A «IIESTRA, O IL FIORE DEL DESERTO. Kai fywnioav oì SvOpowrot fxàXXoj ro axCrog ?) ro 9ÒS. E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. GIOVANNI, ni, 19. Qui su l’arida schiena Del formidabil monte Sterminalor Vesevo, La qual nuli’altro allegra arbor nè fiore, Tuoi cespi solitari intorno spargi, Odorala ginestra, Contenta dei deserti. Anco ti vidi De’ luoi steli abbellir l’erme contrade Che cingon la citlade La qual fu donna de’mortali un tempo, E del perduto impero Par che col grave e taciturno aspetto Facciali fede e ricordo al passeggero. Or ti riveggo in questo suol, di tristi Lochi e dal mondo abbandonati amante, E d’ afflitte fortune ognor compagna. Questi campi cosparsi Di ceneri infeconde, e ricoperti Dell’ impietrata lava,