Pagina:Leopardi - Opere I, Le Monnier, Firenze 1845.djvu/150

PALINODIA. Ili Porli quella che sorge elà dell’ oro: Perchè mille discordi e repugnanli V umana compagnia principii e parti Ha per natura; e por quegli odii in pace Non valser gl’ intelletti e le possanze Degli uomini giammai, dal di che nacque L’inclita schiatta, e non varrà, quantunque Saggio sia nè possente, al secol nostro Patto alcuno o giornal. Ma nelle cose Più gravi, intera, e non veduta innanzi, Fia la mortai felicità. Più molli Di giorno in giorno diverran le vesti O di lana o di seta. I rozzi panni Lasciando a prova agricoltori e fabbri, Chiuderanno in coton la scabra pelle, E di castoro copriran le schiene. Meglio falli al bisogno, o più leggiadri Certamente a veder, tappeti e coltri, Seggiole, canapè, sgabelli e mense, Letti, ed ogni altro arnese, adorneranno Di lor menstrua beltà gli appartamenti; E nove forme di paiuoli, e nove Pentole ammirerà 1* arsa cucina. Da Parigi a Calais, di quivi a Londra, Da Londra a Liverpool, rapido tanto Sarà, quanl’altri immaginar non osa, Il cammino, anzi il volo: e sotto l’ampio Vie del Tamigi fia dischiuso il varco, Opra ardita, immortal, eh’esser dischiuso Dovea, già son moli’ anni. Illuminate Meglio ch’or son, benché sicure al pari, Nottetempo saran le vie men trite Delle città sovrane, e talor forse Di suddita città le vie maggiori. Tali dolcezze e si beata sorte Alla prole vegnenle il ciel destina. Fortunali color che mentre io scrivo Miagolanti in su le braccia accoglie