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108 XXXII. PALINODIA AI. MARCHESE GINO CAPPONI. —•v Il sempre sospirar nulla rileva. PKTRARCA. Errai, candido Gino; assai gran tempo, E di gran langa errai. Misera e vana Stimai la vita, e sovra l’altre insulsa La stagion eh’ or si volge. Intolleranda Parve, e fu, la mia lingua alla beata Prole mortai, se dir si dee mortale L’uomo, o si può. Fra maraviglia e sdegno, Dall’Eden odorato in cui soggiorna, Rise 1’ alla progenie, e me negletto Disse, o mal venturoso, e di piaceri O incapace o inesperto, il proprio fato Creder comune, e del mio mal consorte L’ umana specie. Alfin per entro il fumo De’ sigari onorato, al romorio De’crepitanti pasticcini, al grido Militar, di gelati e di bevande Ordinalor, fra le percosse tazze E i branditi cucchiai, viva rifulse Agli occhi miei la giornaliera luce Delle gazzette. Riconobbi e vidi La pubblica letizia, e le dolcezze Del destino mortai. Vidi l’eccelso