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SOPRA UN BASSO RILIEVO SEPOLCRALE. La morie; e questa inevitabil segno, Questa, immutata legge Ponesti all’ uman corso. Ahi perchè dopo Le travagliose strade, almen la meta Non ci prescriver lieta? anzi colei Che per certo futura Portiam sempre, vivendo, innanzi all’alma, Colei che i nostri danni Ebber solo conforto, Velar di neri panni, Cinger d’ombra sì trista, E spaventoso in vista Più d’ ogni flutto dimostrarci il porto? Già se sventura è questo Morir che tu destini A tutti noi che senza colpa, ignari, Nè volontari al vivere abbandoni, Certo ha chi more invidiabil sorte A colui che la morte Sente de’ cari suoi. Che se nel vero, Com’ io per fermo estimo, Il vivere è sventura, Grazia il morir, chi però mai potrebbe, Quel che pur si dovrebbe, Desiar de’ suoi cari il giorno estremo, Per dover egli scemo Rimaner di se stesso, Veder d’in su la soglia levar via La diletta persona Con chi passato avrà molt’ anni insieme, E dire a quella addio senz’ altra speme Di riscontrarla ancora Per la mondana via; Poi solitario abbandonalo in terra, Guardando attorno, all’ore ai lochi usati Rimemorar la scorsa compagnia? Come, ahi come, o natura, il cor ti soffre Di strappar dalle braccia