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AMORE E MORTE. Fosti da me, s’ al tuo divino stalo L’ onte del volgo ingrato Ricompensar tentai, Non lardar più, l’ inchina A disusali preghi, Chiudi alla luce ornai Quesli occhi tristi, o dell’ età reina. Me certo troverai, qual si sia 1’ ora Che tu le penne al mio pregar dispieghi, Erta la fronte, armato, E renitente al fato, La man che flagellando si colora Nel mio sangue innocente Non ricolmar di lode, Non benedir, eom’ usa Per antica viltà 1’ umana gente; Ogni vana speranza onde consola Se coi fanculli il mondo, Ogni conforto stollo Gittar da me; nuli’ altro in alcun tempo Sperar, se non le sola; Solo aspeltar sereno Quel di eh’ io pieghi addormentalo il vollo Nel tuo virgineo seno.