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93 XXVII. amori: e morte. “Ov ot ^coì 91X0O01V, à7C0^VT10X£l véos. Muor giovane colui eh’ al cielo è caro. MENANDRO. Fratelli, a un tempo slesso, Amore e Morie Ingenerò la sorte. Cose quaggiù si belle Altre il mondo non ha, non han le stelle. Nasce dall’ uno il bene, Nasce il piacer maggiore Che per lo mar dell’ essere si trova ; L’ altra ogni gran dolore, Ogni gran male annulla. Bellissima fanciulla, Dolce a veder, non quale La si dipinge la codarda gente, Gode il fanciullo Amore Accompagnar sovente; E sorvolano insiem la via mortale, Primi conforti d’ ogni saggio core. Nè cor fu mai più saggio Che percosso d’ amor, nè mai più forte Sprezzò l’infausta vita, Nè per altro signore Come per questo a perigliar fu pronlo: Ch’ ove tu porgi aita, Amor, nasce il coraggio, O si ridesta; e sapiente in opre,