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IL PENSIERO DOMINANTE. Il mio terreno stato E tutto quanto il ver pongo in obbliol Tali son, credo, i sogni Degl' immortali. Ahi finalmente un sogno In molta parte onde s’ abbella il vero Sei tu, dolce pensiero; Sogno e palese error. Ma di natura, Infra i leggiadri errori, Divina sei; perchè si viva e forte, Che incontro al ver tenacemente dura, E spesso al ver s’ adegua, Nè si dilegua pria, che in grembo a morte. E tu per certo, o mio pensier, tu solo Vitale ai giorni miei, Cagion diletta d’infiniti affanni, Meco sarai per morte a un tempo spento: Ch’ a vivi segni dentro 1’ alma io senio Che in perpetuo signor dato mi sei. Altri gentili inganni Soleami il vero aspetto Più sempre infievolir. Quanto più torno A riveder colei Della qual teco ragionando io vivo, Cresce quel gran diletto, Cresce quel gran delirio, ond’ io respiro. Angelica beltade! Parmi ogni più bel vollo, ovunque io miro, Quasi una finta imago Il tuo volto imitar. Tu sola fonte D’ ogni altra leggiadria, Sola vera beltà parmi che sia. Da che ti vidi pria, Di qual mia seria cura ultimo obbietto Non fosti tu? quanto del giorno è scorso, Ch’ io di te non pensassi? ai sogni miei La tua sovrana imago Quante volte mancò? Bella qual sogno, Angelica sembianza,