Pagina:Leopardi - Opere I, Le Monnier, Firenze 1845.djvu/129

IL PENSIERO DOMINANTE. A’ bei pensieri infesto, E degno (uo disprezzalor, calpesto. A quello onde tu movi, Quale affetto non cede? Anzi qual altro affetto Se non quell’ uno intra i mortali ha sede? Avarizia, superbia, odio, disdegno, Studio d’onor, di regno, Che sono altro che voglie Al paragon di lui? Solo un affetto Vive tra noi : quest’ uno, Prepotente signore, Dieder 1’ eterne leggi all’ uman core. Pregio non ha, non ha ragion la vita Se non per lui, per lui eh’ all’ uomo è tulio; Sola discolpa al fato, Che noi mortali in terra Pose a tanto patir senz’ altro frutto ; Solo per cui talvolta, Non alla gente stolta, al cor non vile La vita della morte è più gentile. Per còr le gioie lue, dolce pensiero, Provar gli umani affanni, E sostener molt’ anni Questa vita mortai, fu non indegno; Ed ancor tornerei, Cosi qual son de’nostri mali esperto, Verso un tal segno a incominciare il corso : Che Ira le sabbie e tra if vipereo morso, Giammai finor sì stanco Per lo mortai deserto Non venni a te, che queste nostre pene Vincer non mi paresse un tanto bene. Che mondo mai, che nova Immensità, che paradiso è quello Là dove spesso il tuo stupendo incanto Parmi innalzar! dov’io, Soli’ altra luce che 1’ usata errando,