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IL BIS0HG1MENT0. Chi mi ridona il piangere Dopo cotanto obblio? E come al guardo mio Cangiato il mondo appar? Forse la speme, o povero Mio cor, ti volse un riso? Ahi della speme il viso 10 non vedrò mai più. Proprii mi diede i palpiti Natura, e i dolci inganni. Sopiro in me gli affanni L’ingenita virtù; Non 1’ annullar: non vinsela 11 fato e la sventura; Non con la vista impura L’infausta verità. Dalle mie vaghe immagiui So ben eh’ ella discorda: So che natura è sorda, Che miserar non sa. Che non del ben sollecita Fu, ma dell’ esser solo: Purché ci serbi al duolo, Or d’ altro a lei non cal. So che pietà fra gli uomini Il misero non trova; Che lui, fuggendo, a prova Schernisce ogni mortai. Che ignora il tristo secolo Gl’ ingegni e le virludi ; Che manca ai degni studi L’ignuda gloria ancor. E voi, pupille tremale, Voi, raggio sovrumano, So che splendete invano, Che in voi non brilla amor.