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AI. CONTE CABLO PEPOLI. A che d’affanni e di miserie carca L’ umana stirpe; a quale ultimo intento ■ Lei spinga il fato e la natura; a cui Tanto nostro dolor diletti o giovi; Con quali ordini e leggi a che si volva Questo arcano universo ; il qual di lode Colmano i saggi, io d’ammirar son pago. In questo specolar gli ozi traendo Verrò: che conosciuto, ancor che tristo, Ha suoi diletti il vero. E se del vero Ragionando talor, fieno alle genti O mal grali i miei detti o non intesi, Non mi dorrò, che già del tutto il vago Desio di gloria antico in me fia spento : Vana Diva non pur, ma di fortuna E del fato e d’amor, Diva più cieca.