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Che il suo braccio impugnò vinto pur giacque

L’infido traditor dai lacci stretto
Ei gema in preda al cupo orror, che inspira
Del delitto l’immago; ei, che pur ora
In sua mano vedea del regno intero
La sorte, ed il destin, sconfitto or giace
Al mesto affanno, ed al terrore in braccio.
Da l’oscure tenebre ove sepolto
L’infelice riman le glorie ei vegga
D’un odioso nemico, e il fren, che resse
Già la sua mano un dì reggere ei veda
Con augurio miglior colui, che un giorno
A sue frodi cedé l’ingiusta palma.
Se tanto a le mie cure il ciel concede
Fia compiuto il trionfo; Amet s’appressa,
Al desìato fin tutto s’impieghi,
Cada l’orgoglio alter, veda il nemico
In oltraggiato cuor l’ira, e lo sdegno
Quanto possa a’ suoi danni, e voi porgete
Or l’adjutrice destra, eterni Numi,