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Vano è ’l saper quel che natura asconde
A gl’inesperti de la vita, e molto
cieco
A l’immatura sapienza il [folle]
Dolor prevale. Oh sfortunata, oh cara,
Taci taci, diss’io, ché tu mi schianti
Con questi detti il cor. Dunque se’ morta,
, ,
O mia diletta[?] ed io son vivo[?] ed era
Pur fisso1 in ciel che quei sudori estremi2
Cotesta cara e tenerella salma3
Provar dovesse, a me restasse intera
Questa misera spoglia? Oh quante volte
In ripensar che più non vivi, e mai
Non avverrà ch’io ti ritrovi al mondo,
Creder nol posso. Ahi ahi, che cosa è questa
Che morte s’addimanda? Oggi per prova
Intenderlo potessi, e ’l capo inerme
A gli atroci del fato odii sottrarre.
Giovane son, ma si consuma e perde
La giovanezza mia come vecchiezza;
La qual pavento, e pur m’è lunge assai.
Ma poco da vecchiezza si discorda