20In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io certo giammai
Ti ricorro al pensiero. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
grido e fremo. (Oh vita o giorni orrendi)1
Mi getto, e [mi ravvolgo]. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi per la via
Sento non lunge il solitario canto
De l’artigian che riede a tarda notte
Dopo i sollazzi al suo povero ostello,
E fieramente mi si stringe il core
A pensar come tutto al mondo passa
quasi orma.
E [vestigio] non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e si travolge il tempo
Ogni umano accidente. Or dov’è ’l suono
Di que’ popoli antichi? or dov’è ’l grido
De’ nostri avi famosi, e ’l grande impero
Di quella Roma, e l’armi, e ’l fragorio
Che n’andò per la terra e l’oceano?
Tutto è silenzio e pace, e tutto cheto
È ’l mondo, e più di lor non si favella.