Giaccian le membra mie, nè spirto o senso
Più le commova, e lor quiete antica
Coi[’] silenzi del loco si confonda.
Amore amore, assai lungi volasti
Dal petto mio che fu sì caldo un giorno,
Anzi rovente. Con sua fredda mano
Lo strinse la sciaura, e in ghiacchio è volto
Nel fior de gli anni. Mi sovviene il tempo
Che mi scendesti in seno. Era quel dolce
E irrevocabil tempo allor che s’apre
Al guardo giovanil questa infelice
Scena del mondo, e gli sorride in vista
Di paradiso. Al garzoncello il core
vergini1
Di vergine speranza e di desio
Balza nel petto; e già s’accinge a l’opra
gioco
Di questa vita come a danza o [festa]2
Il misero mortal. Ma non sì tosto,
Amor, di te m’accorsi, e ’l viver mio
Fortuna avea già rotto, ed a questi[’] occhi
Non altro convenia che ’l pianger sempre.
Pur se talvolta per le piagge apriche,
- ↑ Tra parentesi di traverso sul margine destro.
- ↑ tripudia in, brilla, giubbila. Di traverso sul margine destro.