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ANNO 1820 - LETTEIUC ’44-J4U 5 jjlica. Neanche questa povera consolazione di parlar teco delle nostre miserie; col solo che mi sappia intendere. Con questa rispondo alla tua de’ 22.1 Dici troppo bene ch’io forse non mi accorgerei, certamente non sentirei tutta la nullità umana se potessi ancora trattenermi negli studi. Non ho mai trovata sorgente più durevole e certa di distrazione e dimenticanza, né illusione meno passeggera. Lo parole dell’ultima tua mi confermano tuttavia maggiormente nel concetto ch’ebbi sempre del tuo cuore impareggiabile. Non accade ch’io ti parli di me. Non saresti quell’uomo che sei, se potessi dubitare deH’amor mio sempre più vivo ed intenso. Vorrei ben dimostrartelo coi fatti, ma questa dimostrazione è tolta dalla fortuna ad ambedue. Contentiamoci delle parole e della certezza scambievole del nostro affetto.2 Paolina e Carlo ti rendono i tuoi cari saluti. Addio. 24G. Di Ajìgelo Mai.3 Roma 20 dol 1820. Sig.r Conte pregiatissimo. Mi è un vero regalo la sua gratissima lettera del 10 corrente.’* Quante volte aveva io di Lei discorso in Milano, e quante volte vi aveva pensato in Roma! Della sua debole saluto io già pur troppo sapeva; ed ora elio Ella medesima con amichevole domestichezza me ne parla, mi prendo la fiducia di pregarla con i [più cari?] modi che Ella per carità si euri; abbandoni per mesi e se bisogna anche [per anni?] lo occupazioni letterarie e si ristabilisca. Essendo Ella assai giovane, può certamente rimediarvi. Aneli’ io anni fa per la troppa occupazione, mi era stranamente indebolito, ed era magrissimo; ma con diligente cura, e con mezzo anno di distrazione mi risanai egregiamente. Ella ben vede che le virtù morali ci gioveranno anche nell’altra vita; ma che i pregi lctterarii veramente finiscono con questa passeggiera esistenza, e che tutto si seppellisce nella tomba quanto si è imparato e acquistato. Perciò di grazia non si occupi presentemente, come oltre me ne la pregheranno e consiglieranno tutti gli amici. Quanto alle lettere clic V. S. mi annunzia sopra le piccole mie coso (benché mi sia estremamente lusinghiero che un tal ingegno come la S. V. se ne voglia occupare), io di nuovo la prego a non occuparsi innanzi che stia meglio. Io pure tengo i miei esemplari postillati, con correzioni, variazioni, giunte ecc., ciò che in parto coinciderà con le di Lei osservazioni. Sono tuttavia persuaso che Ella abbia de’ bei pensieri, e tutto degni deH’eminente di Lei ingegno. I miei pochi scritti si ristamperanno, e tutto vi sarà migliorato. Vengo alla di Lei richiesta.ó Io non so bene ancora se le mie cose romane si stamperanno a conto del Governo, o di privato stampatore, l 1, lett. 242: cominciata il 20, ripresa il 22. ■- Nella copia era «amore». 3 Dall’autografo, nella Nazionale di Napoli. ■I È al num. 244 di questo volume. S Doi fogli stampati del De Jìepublica.