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ANNO 1 820 - LETTERE 250-2Ó3 11 diirre in questo paese un po’ d’unione letteraria: s’incontrano ostacoli assurdissimi e impudentissime calunnie dai preti; i quali gridano disperatamente contro l’abominabile empietà di volere introdurre in Piacenza qualche gazzetta e qualche giornale scientifico: ma non ostante i loro santissimi e savissimi clamori, la cosa anderà! Oh che mondo, che uomini, mio caro Giacomino! Son pure una razza portentosa i nobili e i preti. Essi dicono che Dio ha fatto il mondo per loro; che senza loro non potrobbe stare. Noi siamo fango; troppo onorati se si degnano di calpestarci. Vero è che la metà del mondo, e più, si ride di questa loro demente insolenza: ma e3si imperturbabili seguitano il loro cammino: e noi ancora seguiteremo il nostro. Addio carissimo Giacomino: per pietà dammi qualche notizia di te e de’ fratelli: vedi che son più di due mesi che io ne manco. Ti abbraccio con desiderio ed amore insaziabile. Addio addio. 253. Di Pietro Brighenti. Bologna 19 Fobbraro 1820. Veneratissimo Signor Conte Padrone osservandissimo. Sono otto giorni,! che io risposi già alla venerata sua,2 con la quale m’incaricava di far seguire la stampa delle pregiate suo Canzoni. Rimango sempre in dubbio se quella mia risposta le sia giunta, onde credo opportuno di spedirle questa mia col mezzo postale della consegna. Ieri sera ebbi finalmente il manuscritto approvato da chiunque occorre. Esso aveva incontrato qualche ostacolo alla Polizia, giacché la prima canzone ha per argomento un fatto, il quale è accaduto qui giorni sono, ma con altre circostanze.® Però mi recai di persona dal signor Direttore, e dati gli analoghi schiarimenti il ms. venne firmato.* Nella precitata mia dello scorso sabbato 12 andante 6 io l’aveva informata delle diverse particolarità della odizione, non che del prezzo che per ultimo ristretto mi venne dal Libraio fissato in scudi 20 compreso stampa, cartoncini ecc. Ora sentirò da V. S. Illustrissima le di lei rissoluzioni in proposito: ritenuto sempre che le copie saranno 240, e x>iù 16 in carta velina soprafina. Allo stampatore «sarebbe venuto in pensiero di tirarne altre 250 copie per proprio conto, aggiugnendovi le due precedenti canzoni già da Lei pubblicate con le stampe di Roma. Ciò per altro di pondera dal permesso ch’Ella fosse per concedere, giacché non essendovi questo, non si eccederà minimamente la commissione. Io attenderò i di Lei ordini, mentre pieno di riverenza mi rinnovo suo umilissimo devotissimo servitore e amico. 1 II 10 febbraio. 2 Dei 4 febbraio (nura. 249). 3 II fatto della donna sedotta e morta in séguito dell’operazione chirurgica, era invece accaduto a Pesaro. Esso diè luogo a un processo ch’ebbe per epilogo la condanna del chirurgo a sette anni di carcere. So ne sparse la notizia per i dintorni; e chissà come arrivò agli orecchi di G., il quale dovette credere, aiutato dalla fantasia di giovine poeta, che il seduttore avesse dato commissione al chirurgo di uccidere la donna col suo portato. 4 Si spiega che il Brighenti, non tanto per gli «schiarimenti» forniti, quanto per il facile ingresso che doveva avere negli uffici dalla Polizia, fosso riuscito ad ottener la firma dal «signor Direttore». 5 Avrà voluto dire 10. 6 Cioè allo stesso Brighenti.