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IO EPISTOLARIO Abbia poi la degnazione di perdonarmi tante parole, ma io credo sempre gli uomini con le mie inclinazioni, e so che dando delle commissioni, m’inquieto se la risposta non è cosi dettagliata, come vorrei. Non so se Ella intenda di mettere in commercio la di Lei edizione: ma in caso la pregherò di avere la compiacenza di dirmi a quale prezzo intende che ogni esemplare sia venduto. Sta per partire ’/a posta, e il di Lei manoscritto non è ancora ritornato dai Revisori. La ragguaglierò dunque nel prossimo ordinario. Ella mi comandi sempre, e mi ami, chó io me le professo con tutta la riverenza umilissimo devotissimo ossequiosissimo servitore. 251. A Pietro Giordani. - Piacenza} Recanati 14 Febbraio 1820. Dopo la tua de’ 22 Dicembre,2 alla quale risposi,3 nessun’altra è venuta a rallegrarmi. Laonde torno a scriverti, perché desidero le tue nuove ardentemente, e non posso durar tanto tempo senza sentirne. Capisco che la mia de’ 17 di Dicembre 4 e l’altra de’ 14 di Gennaio 5 saranno smarrite. Ma tu solevi essere più diligente a scrivermi, quando anche non vedessi mie lettere, perch’eri persuaso che fosse più colpa delle poste che mia. Ti prego a ripigliare il primo costume, perch’io posso bene scriverti spesso, ma non farti avere le mie lettere quando mi piaccia, e non vorrei per questa disgrazia, cadere anche nell’altra di restar privo delle tue. Carlo e Paolina stanno bene, e ti salutano. Amami, e ricordati del mio sviscerato amore. Addio. 252. Di Pietro Giordani. Piacenza 15 Fobraio 1820. Mio carissimo. Alia tua del 10 Decembre risposi il 22.6 L’hai avuta? ma dopo quel tempo si è taciuto. Già troppo è questo silenzio. E sai quanti mi domandano che è del Conte Leopardi? Oli credimi che molti ti conoscono, benché tu vivi sepolto, e ti ammirano, e ti vorrebbero felice. Per carità ti prego; dammi nuovo di tua salute; e se ti grava lo scrivere fammele dare dal nostro Carlino, che volentieri farà a te e a me questo desideratissimo servigio. E ti prego di abbracciarlo affettuosissimamente per me; e di salutarmi tanto l’amabile Paolina. Dimmi dunque se hai ricuperato im po’ di vigore negli occhi, un po’ di serenità nell’animo; se puoi confortarti negli studi, e dimenticarvi un poco le amarezze della vita. Io son sano; ma tutto contristato e intenebrato dalla brutta stagione; aspettando ansiosamente il dolce sol di primavera, perché anche le facoltà intellettuali mi si sciolgano dal gelo. Mi affatico per intro1 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi. 2 I, lett. 242: cominciata il 20, continuata il 22. 3 Con la lett. 245, doi 14 gennaio, in questo volume. ■1 I, lett. 240. 5 Lett. 245 in questo volume. 6 X, lett. 242.