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x introduzione

e per la repubblica letteraria, il provvedimento usato da Giacomo di dare a copiare al fratello e alla sorella, specialmente le numerose lettere al Giordani prima di spedirle, o di avercene lasciate le minute! Quando si pensi che, senza di esso, noi saremmo stati irrimediabilmente privati delle più belle e interessanti lettere dell'Epistolario, si deve convenire che quello fu davvero un presentimento e un fatto provvidenziale.

Ben diversa fu la sorte di tutte le altre lettere del Leopardi. Esse andarono col tempo lontane dai legittimi destinatarii, sparpagliate qua e là, donate, scambiate, commerciate in Italia e fuori; e le più fortunate furon quelle che finirono tra le collezioni di autografi di qualche pubblica Biblioteca; come, ad esempio, la Marciana, la Nazionale di Firenze e quella di Brera, la Vaticana, la Nazionale di Napoli, la Labronica di Livorno, l’Archivio del comune di Recanati e quello di Visso. Disgraziata fu anche la sorte delle lettere di Giacomo alla zia Ferdinanda, delle quali neppur una ci è rimasta, essendo esse forse state deliberatamente distrutte, per delicate ragioni domestiche, dalla nobil donna stessa prima della sua morte; di una buona parte delle lettere allo zio Carlo Antici; e di quelle al cugino Giuseppe Melchiorri, di cui alcune furon poi trovate qua e là; come pure di quelle indirizzate agli Stella, padre e figlio, e a Pietro Brighenti. Può quindi facilmente immaginarsi la premura, l'industria, la fatica e anche la spesa onde il buon Viani dové scovare e raccogliere in molti anni, da tante parti diverse, il cospicuo numero di lettere che costituirono i due volumi dell'Epistolario. E se egli dovette accontentarsi delle copie non sempre fedelissime ed esattissime che delle lettere leopardiane potè avere; se cadde egli stesso, nella sua pubblicazione, in qualche svista, inesattezza ed arbitrio, ciò dev’essergli condonato in grazia di tanta sua fatica e benemerenza.

II.

Già nel III volume delle Opere leopardiane pubblicate dal Le Monnier (quello degli Studi filologici) il Viani aveva fatto includere dal Pellegrini una prima raccolta di 87 lettere del