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14 lOI’JSTOI,AIUO cali con esattezza geometrica s’incontrano ad ogni tratto, lo mi anniento nel vedermi innanzi a quei grandi personaggi, che abbracciavano tutto lo scibile coll’estensione del loro sapere, e che la natura •suol lasciare nel loro secolo senza competitore, in quella guisa che tolse Lucrezio dal mondo nel giorno, in cui Virgilio deposc la pretesta, e Galilei nell’anno della nascita di Newton, lo ho divorato il suo libro, che non può essere letto altrimenti, come il librorum belino, di cui ella parla. Ogni linea mi è sembrata preziosa, ad eccezione di quelle in cui è fatta menzione di me. Non altri che il suo buon cuore potè farle dar qualche prezzo alle mie tenui fatiche, die non poteano attendere se non di esser sepolte nefl’obblivione, e non altri che un insensato potrebbe dimenticare la gratitudine che le debbo.1 Frattanto, poiché si è compiaciuta già di farmene l’apertura, desidero che ella mi accordi il diritto d’incomodarla ancora qualche volta. 11 commercio co’ dotti non mi è solamente utile, ma necessario, ed io cercherò con ogni studio di profittare delle istruzioni che ne riceverò. Sommo favore mi farà ella., se vorrà significare all’illustre sig. cav. Akerblad i miei più vivi ringraziamenti per l’esame che ha preso cura di fare del mio libro, e per il giudizio veramente giusto e scusato, che non ha sdegnato di pronunziarne. Ella mi creda, che conserverò verso di lui, egualmente che verso la sua persona, una gratitudine immortale, e desidero che la mia età possa garantirmi dal sospetto di simulato.2 Spero che ella, e l’egregio sig. cav. non avranno a noia di esaminare similmente qualche altra debole produzione, che sarei in grado d’inviar loro. 11 mio signor Padre, ch’ella m’impose di salutare nella sua compitissima, le ritorna i suoi più distinti ossequi, e si unisce meco a renderle grazie di ciò che ella ha voluto fare in mio favore. Se vorrà onorarmi dei suoi comandi, io profitterò con trasporto della occasione per accertarla della verità delle mie espressioni, e della profonda stima, con cui mi dichiaro di lei, stimatissimo Signore, devotissimo obbligatissimo servitore. 1 Se lo lodi elio il giovinetto fa all’abate suo eelebratore potranno seni* brine eccessive e dettate dal desiderio di ricambiare l’onfatico encomio, non si può mettere in dubbio che sincera e sentila fosse la gratitudine professatagli. 2 Non meno sincero bisogna ritenere questo riconoscimento da parte di Giacomo della giustizia e della sensatezza del giudizio dell’Akerblad. TI giovine filologo sentiva, e piii d’uria volta, dovè lamentare, la mancanza do’ mezzi e sussidii a’ suoi studi; e quindi lo osservazioni dell’Akerblnd non solo valsero a distogliere il figlio e il padre dall’idea di stampare il Por/irio, ma dovettero essere per Giacomo nuovo stimolo a pili forti e ponderati lavori.