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200 EPISTOLARIO Ma questa medesima virtù quante volte io sono quasi strascinato di malissimo grado a bestemmiare con Bruto moribondo. Infelice, che per quel detto si rivolge in dubbio la sua virtù, quand’io veggo per esperienza e mi persuado che sia la prova più forte che ne potesse dar egli, e noi recare in favor suo.1 Poich’il trovar da vivere a primo tratto uscendo di qua, non c cosa possibile, come voi mi fate certo, assicuratevi e abbiate per articolo di fede ch’io mai e poi mai non uscirò di Recanati altro che mendicando,2 prima della morte di mio padre, la quale io non desidero avanti la mia. Questo abbiatelo per indubitato quanto l’amore ch’io vi porto, che né la vostra eloquenza, né di Pericle di Demostene di Cicerone di qualunque massimo Oratore, né della stessa Persuasione non rimoverebbe mio padre da! suo proposito. E l’Accademia Ecclesiastica, ricercando maggiore spesa elio a me non bisognerebbe in altro luogo, è, se nel superlativo si dà comparativo, il partito più disperato: mentre quello stesso ch’io domando, che non ò di vivere da Signore, né comodamente, né senza disagio, ma soltanto di vivere fuori di qui, non è pure immaginabile d’ottenerlo. Ti salutano di cuore i miei due fratelli. Addio, cara e bell’anima. Riscrivo al Trissino, come ti piace. 193. Al conte Leonardo Trissino. - Vicenza.3 Recanati 26 Aprile 1819. Pregiatissimo signor Conte. M’cra fatto animo di scrivere a V. S. mandando copia d’alcuni miei versi, non mosso da altro che dal racconto delle sue virtù singolari fattomi dal signor Pietro Giordani nostro comune amico, il quale ora m’accerta che niente l’è stato renduto. Con che liberato dal timore di recarle una nuova molestia, che fin qui m’avea ritenuto dal replicare, torno a commettermi 1 Cfr. Bruto minore con In Comparazione delle sentenze di Bruto e di Teo/rasto; i Paralipomeni, V, et. 47-48: o Zibaldone, passim. 2 Altra vaga allusione alla meditala fuga. 3 Pubblicata primamente in Lettere di vari illustri italiani e stranieri (Reggio, 1841, voi. II). La minuta autografa fu da Paolina donata al sig. Vecchiotti, nel novembre 1853. Anche Leonardo Tbissino (1780-1841), nobile vicentino animato da sentimenti liberali, era stato fatto conoscere al L. dal Giordani, e presentatogli come uno de’ pochissimi gran nobili in Italia ch’egli amasse di vero amore. E C., postosi con lui in relaziono epistolare, credè bene intitolargli la canzone Al Mai, tutta piena di quell’«orribile fanatismo «, che so doveva far tremare il conte Monaldo, doveva per contrario andar molto a genio al liborale conto vicentino. 11 quale, so non fu un lottorato, fu certo un protettore di letterati ed amatore de’ buoni studi; e volso lo sue cure a mettere in luco gli artisti della sua città, e a raccogliere documenti che di quella illustrassero la storia civile e la letteraria.