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ASSO 181!» - LETTERE 177-178 253 possa scrivergli più riverentemente e umilmente ch’io non feci.1 Lo stesso dirò del Rosmini del Rèina del Trissino del Montani. Vi ringrazio della lettera dell’ottimo nostro Mai. Ditemi se l’ho da rimandare.2 Ma la vostra dei 13 è tanto affettuosa, ch’io non intendo come abbia potuto guadagnarmi tanto amor vostro. Se non che mi si scema qualche poco la maraviglia considerando quello eli’ io vi porto, e le angosce che ho provato parecchie volte che le vostre lottere hanno indugiato più dell’ordinario. In somma io vi cedo in tutto, ma in questo no sicurissimamente, non crediate eli’ io ceda né possa mai cedere a voi né a chiunque si voglia. Dirà bene il Perticari, e son persuaso ancor io, che tutto il buono a Roma sia per li preti. Ma non capisco poi quello che soggiunge. Forse che a Roma io cerco stanza da dimorare? e intanto non esco di Recanati in quanto fuori mi manca luogo? o se mi trovassi tanto danaro quanto bisogna per vivere nell’Accademia Ecclesiastica, vorrei scemami la libertà, potendo goderla intera?3 E quanto alle speranze, siamo da capo, giacché nunziature e cose tali, si dieno pure a quegli accademici, saranno sempre per li preti. Ora il vivere in queU’Accademia non costa poco, mentre coi 14 scudi il mese non hanno appena la metà del bisognevole, e del resto conviene che si provvedano con altra spesa, che porta a tutti quasi il doppio, e a molti assai di più.4 Ma quando eziandio costasse il meno che si possa immaginare, questo non è il caso mio, cercare il dove, ma il come. Mio patire è stradeliberato di non darmi un mezzo baiocco fuori di casa, vale’a dire in nessun luogo, stante che neppiir qui mi dà mai danaro, ma solamente mi fornisce del necessario 5 come il resto della famiglia. Mi permette sibbene ch’io cerchi maniera d’uscir di qua senza una sua minima spesa; e dico mi permette 1 Abbiom visto come uno de’ primi a cui G. s’era affrettato a inviar le Canzoni fu Dionigi Strocclii. e se, come non par dubbio, egli le ricevette insieme con la riverente e quasi umile lettera di accompagnamento (num. 157), G. non aveva tutti i torti di lamentarsi per non averne avuta, dopo un mese e mezzo, neanche una riga di risposta. Anche se lo Strocchi censurava le poesie del giovine recanatese, come appare dalla lettera del Brighenti al Giordani (n. 204, nota), la civiltà imponeva un riscontro, per froddo, vago e incolore che potesse essere. 2 È la lettera comunicata in autografo a G., di cui al num. 108, p. 239, nota 4. 11 Giordani rispose poi a G. ai 10 aprile che poteva ritenerla. 3 Notevole questo dosiderio e bisogno di G. ili libertà assoluta. 4 Questa ragiono, d’indole finanziaria, date le tristissime condizioni economiche in cui versava In famiglia Leopardi, dove prevalere sullo altre, d’indole affettiva e morale, por le quali Monaldo, ad onta degli eccitamenti dol cognato Antici, si risolse a non mandar G. all’Accademia Ecclesiastica; conio £ chiarito dai periodi che seguono. 5 Nella copia: «del bisognevole».