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INTRODUZIONE XX VII i censori arcigni e intransigenti: a me resterà tuttavia la sicura coscienza di non aver lavorato con fretta, e di non aver risparmiato fatiche, indagini e spese per assolvere il mio compito nel miglior modo che da me si potesse. E poiché in questo compito non poco sono stato da cortesi persone aiutato e agevolato in vari modi, adempio il gradito dovere di ringraziarne pubblicamente: l’egregio Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli dott. G. Burgada e i suoi valenti e solerti cooperatori dott. Eugenio Rossi, dott.a signora Beisani Roche, dott. E. Piermarini, per l’assidua cortese efficace assistenza prestatami in vari anni di lavoro; i rappresentanti delle nobili famiglie Leopardi e Antici, per avermi liberalmente permesso di compulsare senza riserve i loro più segreti archivi domestici; il prof. M. L. Patrizi, il prof. G. A. Levi, il prof. L. Pescetti, il dott. Flavio Colutta, il maestro Arturo Toscanini e il suo figliuolo dott. Walter, l’aw. N. Mazzolà di Milano, il dott. Cesare Amantini e il cav. Federico Gentili di Giuseppe, per la collazione e le copie di lettere leopardiane favoritemi; l’onorando prof. Giuseppe Piergili, per molte utili notizie e informazioni; e segnatamente il Padre dott. Clemente Benedettucci, dell’Oratorio di Recanati, bibliografo, storico e leopardista insigne, il quale con generoso altruismo ha posto a mia disposizione tutta la ricca collezione di libri, manoscritti e rarissimi cimelii leopardiani, da lui nel giro di molti anni adunati nella sua casa ospitale.1 Un ringraziamento particolare e vivissimo devo in fine al prof. Michele Barbi, il quale non si è limitato a giovarmi della sua assidua e preziosa assistenza nel corso della stampa, ma ha voluto anche, per innata cortesia, concorrere con savi e opportuni avvertimenti e consigli al miglior successo dell’opera. Napoli, gennaio del 1934, XII d. E. F.

 F. M.

1 L’aiuto costante affettuoso ch’io no ho avuto, da vicino e da lontano, i saggi consigli e suggerimenti, mi sono stati di un vantaggio inestimabile; e io non potrò mai adeguatamente sdebitarmi con lui. Mi limiterò quindi a pregargli da Dio ogni contentezza, e che la sua vita, operosa anche ora ch’egli ha toccato trionfalmente gli 83 anni, sia per altri lunghi anni conservata agli studi, alla religione, alla patria.