Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/243

208 EPISTOLARIO in una sua villa del Faentino. Il cavaliere Andrea Mustoxidi intesi a Milano che ora sia a Vienna. Il cavaliere Carlo Rosmini è sempre in Milano. In Milano potrete anche cercare la corrispondenza delfawocato Francesco Roina (l’editore del Parini) possessore di una superba libreria, cortese persona e cólta. In Bologna il marchese Massimiliano Angelelli, il Professore Filippo Schiassi, il Bibliotecario Giusoppe Mezzofanti, il conte Giovanni Marchetti; in Cesena il Conte Giovanni Roverella; in Roma il Conte Giulio Porticari, Bartolommeo Borghesi (il primo antiquario d’Italia), in Firenze G. B. Nicolini Segretario dell’Àccademia di Belle Arti, in Torino l’abate Peyron, e il signor Grassi; son tutte persone valenti, e degne che la conoscenza loro sia desiderata: in Vicenza il Conte Leonardo Trissino; al quale ho parlato moltissimo di voi.i De’ miei dubbi e lamenti che poco mi amaste e mi curaste, ne abbia pur tutto l’odio il vero colpevole, cioè la posta. Io confesso che errai mostrandomi modicce fìdei. Ala vedete bene che con un poco di modestia non può l’uomo credersi necessariamente amabile. Vero è che seguitando a fondarmi poco sui meriti miei, devo e voglio avere infinita fiducia nella vostra bontà. Dunque su di queste sia fatta ed immutabile la nostra pace: ed amiamoci sempre senza dubbii, senza quorele: 2 e in ogni caso siano bestemmiate lo poste maledette, né mai si dubiti della fedo e dell’amoro tra noi. In mezzo alla vostra rea fortuna reputo ancora il minor male che vi manchino libri moderni, poiché sapete con tanto animo itnmergervi nei classici. E ben vorrei che mi aveste mantenuto la promessa fattami nella lettera 27 novembre (poiché dovete abondare d’ozio) di spiegarmi i vostri disegni 3 circa il creare di nuovo l’interno e Vestemo della nostra prosa: perché io già sono in tutto della vostra opinione; e vedrei molto volentieri confermarla dalle vostre ragioni: e son certo certissimo che voi un qualche di la confermerete anche meglio col fatto de’ vostri propri scritti. La vostra 9 novembre mi giunse; e io vi risposi. Mi duole assai, e vedo bisognarvi tutta la vostra costanza, per la mala riuscita di quelle speranze che si avevano di Roma. 4 E nondimeno conviene perseverare; perché parmi che né altrove possiate sperare di andare, se non a Roma, e il non uscire un poco di Recanati, sarebbe non vivere. Non credo che Mai s’induca di accettar mai l’offerta Romana. Senza adulazione vi dico, che voi Giacomino non siete punto inferiore a qualunque più alto luogo possa darsi all’ingegno e al sapere; ma confesso che la obiezione degli anni è impossibile a vincere: e chi vorrà credere che di 20 anni uno sappia quanto i dottissimi di 40? Dunque non 1 Furon questi discorsi la prima origine dell’amicizia fra il Trissino e il Leopardi. 2 È questa, in breve volger di tempo, la seconda pace fra i duo amici. Ma l’ingiusto broncio del Giordani verso G. ambedue le volte fu causato dalla sua ombrosità e permalosità naturale. 3 Cfr. lett. 137, p. 190, nota 4. 4 Cioè di trovare a G. una qualche nicchia nella Vaticana. Ma come aveva saputo il Giordani di queste fallito sporunze? Nelle precedenti di G. non v’è nessuno accenno. E anche l’affare del disegnato matrimonio di Carlo come il Giordani l’aveva saputo? Potrebbe supporsi che ci fosso stata un’altra lettera, perduta, in cui G. gli avesse parlato di queste cosa; o che in quulcuna dolio procedonti G. avesse poi aggiunto qualche codicillo che non credè opportuno far trascrivere e conoscere al copista.