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ANNI 1818-181!) - LETTERE 113-144 207 144. Di Pietro Giordani. Piacenza 5 Gennaio 11819]. Prima che io parli coi miei carissimi Giacomino e Carlino, ai quali ho pur da dire tante cose, devo salutare e ringraziare infinitamente la loro cortesissima ed amabile sorellina: che si è degnai a ricordarsi di me, e mandarmi dei saluti; e non permise che io rimanessi in danno, per quelli che andarono dispersi dalla malignità delle poste, e me li fece ripetere. Io ho sempre innanzi agli occhi quel suo volto modesto e soave; ma la voce non so di che color sia, ché non credo averne mai udito tanto da potermene formare idea: 1 e vorrei che mi diceste il nome di lei. Ma sopra tutto ringraziatela molto e molto di questa sua bontà, della quale io le sarò sempre gratissimo, e sempre le serberò l’obligo nel cuor mio. Ora vengo a voi duo, miei dolcissimi amici. Sappiate dunque che il giorno 12 decembre io mi partii per Milano, non tanto per cedore ai continui e vivissimi stimoli degli amici, quanto per respirare un poco, allontanandomi alquanto dalla cagione della malinconia fierissima che mi trucidava. E parmi bene che io vi scrivessi del mio vicino partire. Io volevo stare pochissimi giorni a Milano, perché i miei affari mi volevano qui: ma con grandissima, fatica mi è stato possibile il partii’ tardi, dopo mille giuri di ritornarvi. Qui trovo due vostre carissime. La prima dei 27 novembre,2 se non tardava 15 giorni per la strada, vedete ch’io potevo riceverla prima di partire: l’altra è dei 14 decembre.3 Del Manoscritto voi mi parlate è vero, ma non dite mai che cosa sia.4 Vero è che dite esser breve; ed argomento quindi che sia poesia; come vostro poi, so di certo dover esser bello. Circa il dedicarlo a Monti, non aspettate già la espressa licenza. Io gliene scrivo: ma so che senza alcun limite posso disporre di lui; onde avendo questa licenza da me, fate conto esser più che se l’aveste da lui stesso; né perciò state a perder tempo. Nella seconda lettera mi accennate che se il manoscritto non passa a Roma, lo manderete a me. Qui dai 14 decembre in qua non si è veduto nulla. Come va dunque la cosa? È passato in Roma? è tornato a smarrirsi sulla infausta via per Piacenza? Circa il diffonderlo per l’Italia, vi scriverò quando mi direte che sia stato stampato, e dove. Il Cavaliere Dionigi Strocchi sta l’inverno in Bologna, e l’estate gli risposero pienamente approvando, l’Antioi tutto lieto esclamava: «Ecco ima di quelle poche volte in cui le nostre rette intenzioni sono coronate da un corrispondente successo»; ben lontano dall’immaginare che G. pochi giorni dopo, il 18 gennaio, avrebbe scritto al Giordani intorno alla lettera di lui cosi amaro parole, e pochi mesi dopo avrebbe tentato di fuggire dalla casa paterna: il che non costituiva un «successo» troppo brillante. Ma gli balenò bensì alla mente un vago sospetto che da questa disgraziata lettera potesse originarsi in G. verso di lui una qualche acredine, e quella poca fiducia che in appresso G. ebbe di fatti a dimostrargli, sebbene ingiustamente. 1 Purtroppo la «voce» della buona Paolina, stridula e in falsetto, non era punto di color celestiale; e forse per questo ella evitava di farno uso, salvo quando la necessità ve la spingeva. 2 È al n. 137. 3 È al n. 141. Dopo di questa G. gliene aveva scritta un’altra il giorno di Natale (n. 142) che il Giordani non doveva ancora aver ricevuto. 4 Sulla ragione di ciò, cfr. lett. 141, p. 201, nota 1.