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ANNO 1818 • LETTERE 111-113 203 o più; perché io di tutte le cose librarie, e degli uffizi letterari sono più che ignorantissimo. Altre cose che vorrei sapere in ordine a questo manoscritto, ve le ho specificate già fastidiosamente in una mia dei 14 1 che risponde alla vostra dei 19 del passato; le quali non replico perché spero che questa seconda lettera vi debba aspettare a Piacenza, o vi sia stata renduta costi. Carlo, e, oltre a lui, mia sorella vi salutano cordialmente e vi desiderano il buon anno. Io v’amo c v’abbraccio. Godetevi cotesta città, e vi giovi, se può, a spogliarvi della malinconia, come avrei ben caro. Addio. Addio. X4&. Di Carlo Antici.2 Roma 26 3 Decembre 1818. Caro Nepote. La vostra lettera dei 18 corrente 4 rende troppo palese la verità dell’assioma che «la nostra immaginazione è la fucina dei nostri tormenti». Tale però essa diviene 5 ove In ragione poco coltivata non ha forze per dominarla. Come mai dunque si avvera il fatto anco in voi, che con tanti presidj di buoni studi l’avete coltivata fin dall’infanzia? Io vi confesso, caro Xepote, che non so come spiegare questo fenomeno se non coll’altro® parimenti assai conosciuto, che «l’uomo è un impasto di contradizzione». L’abbattimento del vostro spirito per trovarvi ancora fra le mura domestiche, ed in un soggiorno ove manca alimento al cambio verbale delle idee scientifiche, e teatro alla fama letteraria, è in verità una malattia morale funestissima, di cui peraltro troverete in voi medesimo i più pronti ed efficaci rimedi, se vorrete farne uso. Cosa importa difatti la privazione del consorzio con letterati viventi a ehi, come voi, sa procurarselo con i trapassati più grandi di tutte le età e lingue, nei di cui scritti abbiamo il deposito e la quintessenza del loro sublime ingegno? I letterati viventi sono, la maggior parte, pieni di boria e d’irritabile vanità, e mal disposti a comunicarsi agli altri, se non quando son sicuri di riceverne applausi ed incenso. All’opposto le produzioni consegnate ai libri stanno sempre ai nostri cenni, e ci lasciano nel pieno arbitrio di farne la scelta secondo i nostri momentanei gusti e bisogni. Voi credete di perder tempo non venendo qua sollecitamente, ed io vi assicuro che lo guadagnate trattenendovi ancora 1 È la lettera precedente. 2 Questa lettora fu primamente pubblicata ila G. Pieucili nel voi. II dell’opera I genitori di 0. Leopardi, a cura di C. Antona-Tbaversi (Recanati, A. Simboli, 1887-1891, pp. 67-71); di su In copia cho l’Antici ne aveva inviata n Monaldo, e ohe rimase nell’archivio di casa Leopardi. Io ho confrontato detta copia con l’originale della lettera inviato a Giacomo, e da questo conservato fra le sue carte, passate poi alla Nazionnlo di Napoli; attenendomi all’originale stesso, cho dalla copia in alcuni punti ulquanto si scosta. 3 Se la minuta porta la data del 26, questa nell’originale fu mutata in 30.

  • È quella mancante, di cui l’Antici espose il contenuto a Monaldo (v. lettera

140, p. 200. nota 1). 5 Nella copia dopo «diviene» e’ è «in quegli Uomini», che manca nell’originale. 8 Nella copia dopo «altro» c’è o assioma», che manco nell’originale.